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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   ATTO PRIMO — SCENA VII. 41
   Del mio severo guardia 11 lo trovo, In voi che giudicava, il più scortese...
   Mortim. (si getta ai piedi di Maria.) Deh, perdonate all'odiosa larva! Voi non sapete che dolor mi costi ! fondimeli s'io v'appresso, e, come lio speme, Libertà vi ridono, a questa il debbo.
   Maria Voi m'atterrite!... Alzatevi!... Dal fondo Di tanti mali trapassar non posso Così velocemente alla speranza!... Favellate o signore, ond'io comprenda La mia. buona, ventura, e fede acquisti.
   Mortim. (s'alza) Il tempo ne sospinge; ei Pauleto In compagnia, d'un'abborrita. fronte Qui tra. poco verrà ; ma pria che venga Coli'orribile annunzio a funestarvi, Apprendete, o regina, in qual maniera Dio vi mandi lo scampo.
   Maria A me l'invia
   Per clemenza, infinita!
   Mortim. A voi non dolga
   Se da me prendo al ragionar le mosse.
   Maria Oh, parlate!
   Mortim. Io toccava, il quarto lustro
   Di mia giovine età, nelle severe Discipline cresciuto, e dalle fasce Alla tiara pontificia avverso : Quando mi trasse il giovami desio. Fuor dal patrio confine. I tenebrosi Pergami abbandonai de' Puritani; E, trascorsa la Francia, avidamente, Raggiunsi il desiato italo cielo. — Era, nel tempo che la Chiesa, indice La festa del perdono. 22 Ogni contrada Fitta di penitenti ; incoronate Le imagini de' templi ; e mi parea. Che a' regni del Signore in esultanza
   La festa del perdono : il giubileo.