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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   MARTA STI- ARDA
   Lii peregrina umanità movesse. 465 Io pur confuso nell'immensa piena. Di tanta moltitudine devota Giunsi in riva del Tebro.23 — Oli mia regina Qual nova, meraviglia mi comprese Quando agli occhi mi surse un lungo giro 470 Di portici, di guglie e di colonne,
   Quando a fronte mi vidi il più sublime Degli umani ardimenti, il Colosseo!24 Il buon genio dell'arti allor m'aperse I suoi splendidi incanti. Io non n'avea 475 Dianzi sentita la gentil potenza,
   Perchè la Chiesa che nudrimmi infante 25 Non lusinga alcun senso, e venerando L'incorporea parola, odia, le forme. —-Come la meraviglia in me s'accrebbe 480 Quando mossi ne' templi, e la celeste Musica intesi risonar dall'alto, E vidi dalle imposte e dai pareti Uscir profusamente un'abbondanza Di mirabil forme, e rivelarsi 483 Allo sguardo rapito i gloriosi
   Simboli della fede! E vidi io stesso L'angelico saluto, il Dio fanciullo, E la vergine Madre, e l'Uno e Trino Dalle sfere scendente, e sull'Orebbe 20
   23 Tebro: il Tevere.
   24 II Colosseo : l'Anfiteatro Flavio, immenso edificio romano, capace di contenere novantamila spettatori. Fu- iniziato da Vespasiano, continuato dall'imperatore Tito e finito da Domiziano, nell'anno SO d. C.
   25 la Chiesa che nudrimmi infante: la Chiesa anglicana o puritana' che, contrari ani ente a quella di Roma- « odia- le formo), cioè condanna, le cerimonie religiose, che considera¦ come invenzione umana.
   26 Orebbe: montagna nell'Arabia Pctrea, in vicinanza del Monte Sinai, dove Dio apparve a Mosè nella forma di un roveto ardente e d'onde questi fece sgorgare la sorgente di acqua¦ viva.