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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   MARTA STI- ARDA
   040 La. Cornerai dei Pari e dei Comuni,4;i E Londra tutta, in fremito dimanda, Che s'adempia44 il giudici». Elisabetta Vacilla tuttavia.: : non per istinto Di pietą, ma per arte : ella vorrebbe 645 Aderirvi costretta.
   Maria. In me non provo
   Nņ stupor, nč paura. A questo annunzio Preparata, gią sono. Io non ignoro Da chi son giudicata-, ed allo strazio Ch'essi fanno di me, veggo pur troppo 650 Che non pņn liberarmi. Il lor consiglio Sarą di seppellirmi entro le mura D'un'eterna. prigione, e nel silenzio Spegnere lentamente i giorni miei, E con essi il mio dritto e lo spavento 655 D'una giusta, vendetta.
   Mortim. Ali no ! contenti
   Del carcere non sono. A mezza impresa La. tremante tirannide non resta-Fin che vivete, in cor d' Elisabetta Vive il sospetto; nč prigion, nč serra 660 Ha, cancello che basti a.l suo terrore. Solo il vostro morir su quella fronte Rassicura il diadema.
   Maria. Ed oserebbe
   Por sotto il taglio d'una vii manna,ja. La mia testa rega.l?
   Mortim. Non dubitate ;
   m L'oserą, l'oserą.
   Maria. Cacciar nel fango
   43 La Camera dei Pari e dei Comuni: La Camera, dei Pari, cioč dei capi ereditari delle principali famiglie inglesi, o dei Lordi, come č anche chiamala, e quella dei Comuni erano e sono le due assemblee legislative dell'Inghilterra' e corrispondono in qualche modo al nostro Senato e alla nostra Camera dei Deputati.
   44 s'adempia: si compia.