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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   marTa stI- arda
   Maria. No, Mortimero'! un pio timor v'acceca; Una tenera cura il cor v' ingombra 685 Di vani simulacri e ili paure.
   10 non temo il supplizio. Altri vi sono Taciti modi a sicurar per sempre
   Da' temuti miei dritti Elisabetta. Anzi che la bipenne e i.1 manigoldo «»' Vedrà, come più torni al suo disegno
   11 braccio del sicario. È questo il solo, Il mio vero spa vento. Io non appresso Al labbro sitibondo unqua48 la tazza. Senza eli' io tremi non mi venga, offerta,
   m Dalla, tenera, man d'una sorella.
   Mortim. Fine al timor; uè pubblica manna,ja,, Ne segreto pugnale al vostro sacro Petto s'accosterà. Dodici arditi
   I )ella più scelta gioventù britanna 700 Collegati son meco, e sull'altare
   Presero in questo giorno il sacramento 49 Di togliervi ooll'armi a questa rocca.
   II conte l'Albaspina, ambasciatore Della, corte francese, è fatto istrutto
   705 Della, nostra congiura. Egli, ne stende Il suo braccio in ajuto, e ne raccoglie Nelle sue proprie case. Maria I vostri detti
   Tremar mi fan... ma non dì gioia ! un tristo Presentimento mi trafigge il core. —• 710 Oh che mai designate! E non vi fanno Ammonito e tremante i sanguinosi Capi di Babintonnò e di Tisburno50
   ingaggiò una lotta violenta contro l'usurpatrice e, ottenuto il trionfo, fece troncare la testa a lei, al suocero ed al marito, Lord Gu il fori Dudlcij (5 novembre 1553).
   48 unqua : mai.
   '9 Presero... il sacramento: giurarono.
   50 Capi di Babintonno e di Tisburno : Per BaMntonmo vedi n. 9; Tisburno, CMdioo Tich'bourne, era un amico del Ba-