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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ATTO PRIMO - SCENA VII.
   Maria
   ( \>1 nobile contegno
   Che mi dà. 1' innocenza.
   Cecilio
   Dal Consiglio inviato. Maria
   A voi ne vegno
   11 buon Cecilio
   Presta il labbro cortese a cui cortese L'intelletto prestò.
   Come già foste del giudizio istrutta.
   Maria Se Cecilio n'è messo, io non ignoro Il pio tenor della sentenza. — Al fatto !
   Cecilio Sottomessa vi siete al tribunale De' Quaranta...
   Maria Scusatemi, signore,
   Se le prime parole io v' iipferrompo. — Sottomessa ai Quaranta? io non lo fui ! Io 110 '1 potea, ! uè l'arbitra, mi credo Di strapparmi dal capo una corona, Di gittar bassamente nella, polve La dignità del popolo scozzese. Quella del tiglio mio, quella di tutti I monarchi d'Europa, anzi del mondo Nella legge britanna è statuito : « Ogni accusato, giudicar si debbe « Da,' giurati suoi pari ». Or chi di voi È mio pari? Nessuno. Io non conosco Altri pari che i re.
   Cecilio Ma pur n'avete
   Ascoltate le accuse e contraddette.
   Maria Fui còlta dalle astute arti d'Attóno. Offesa, nell'onore, e francheggiata 54 Nella, potenza, delle mie ragioni, Porsi un docile orecchio, io non lo nego, Ai punti dell'accusa; el ne sperava Abbattere l'inganno e la menzogna. E lo feci, o signor, per reverenza
   Attóno : L. n. 1G.
   francheggiata: resa franca.
   Paulet
   Parlate in modo