Stai consultando: 'Maria Stuarda Tragedia in cinque atti', Federico Schiller

   

Pagina (57/191)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (57/191)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   54 marTa stI- arda
   Alle sole onorevoli persone Degl'illustri patrizi: al loro ufficio Non già, eli è lo rifiuto.
   Ceciuio A vostro senno
   Rifiutarlo potete od approvarlo. Questa, è semplice forma, e non ritarda Il corso del giudizio. Il ciel britanno Voi spirate, vivete alla difesa Delle leggi britanne, e non dovrete Rispettarne i decreti?
   Maria Io l'aria spiro
   D'un carcere britanno, fi forse questo Un fruir delle leggi in Inghilterra? Appena, io le conosco, e sottoponili Non potrei volontaria al loro impero. Io non nacqui britanna. Una réina Liberissima io sono; una réina Di straniere contrade.
   Ckcilio E pretendete
   Col nome di reina, impunemente Suscitar le discordie cittadine In paese non vostro? È mal sicura La salute de' regni ove la spada, Della giustizia non percota il capo D'un ospite regal come la fronte Dell'ultimo mendico.
   Maria Io d'un giudizio
   Non fo ricusa : i giudici ricuso.
   Ceciuio T giudici, o signora? Oh olii son essi Una feccia di vulgo? o svergognati Ciurmatori che, messo a vii mercato Ti giusto, il ver, divengono stranienti Alle turpi follie dell'oppressore? Non son forse costoro i primi senni Dello Stato britanno? indipendenti Per tuonar senza tema arditi veri? Liberi dalle insidie e da, qualunque Cortigiana, lusinga? Essi pur sono Clie reggono con pace e con larghezza