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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   MARTA STI- ARDA
   Al tuo sembiante come al mio tu stai. 14 Elisab. Vi date aitili per vinta? Il vostro ingegno «so Più non trova un'insidia, un tradimento, Un pugnai che m'uccida? A voi non resta Dunque un meschino avventurici* che prenda, Per la vostra difesa,, i tristi offici D'errante cavaliéro? - Ito, o Maria, 3!,i È per sempre quel tempo; altri pensieri Oggi infiammano i cuori ! Iman cercate Ne' presenti Britanni un altro sposo, Poiché non men che gli amatori'vostri Uccidete i mariti ! Maria (fremendo) O Dio!... Morèlla!.., 3au () Dio, m'ispira sofferenza!...
   Elisab. (la guarda per qualche tempo con aria di superbo disprezzo) Questi Sono dunque, o Kuberto, i celebrati Vezzi che impunemente occhio non vede? A cui non vuoisi pareggiar veruna Delle donne mortali? In ver la, lode Fu mercata a vii prezzo. Altro non costa Il suon di bella, universa,1, che il farsi A tutti universale. Maria Ah, questo è troppo! Elisab. (con un beffardo sorriso) Or sì mi palesate il vero aspetto! Finor non foste che una larva. Maria (infiammata di sdegno, ma con dignità)
   Umano
   4,10 Fu l'error che mi vinse in: giovinezza : .Vi tradì la, potenza : io non m'intinsi, Io non mentii. Con nobile alterigia
   14 Nota come Elisabetta non ha proprio nessuna disposizione d'animo al perdono: punge ed irrita coi ricordi più oltraggiosi e, mentre Maria a poco a poco si lascia vincere dal sentimento e riesce semplice e toccante, essa si mantiene superba, e sprezzante fino a stancare, come dentro di sè desidera. la sua, avversaria e provocarne lo sdegno.