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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   MARIA STI ARDA
   Pur ch'io, donna adorata, al sen ti prema.... M aria Scostatevi, demente ! Mortim. A questo seno;
   A questa, bocca che respira amore.... Maria Ah! lasciate, per Dio! die m'allontani.... Mortim. Uno stolto è colui che la fortuna Con nodi indissolubili non cinge Quando la guida alle sue braccia, un nume. Liberarti vogl'io ! sì liberarti, Cara donna, vogl'io, se mi dovesse Mille vite costar ; ma quanto è vero Che un Dio ne vive, possederti io giuro! Maria Un angelo non v'è che mi soccorra? O mio crudo destili ! con fiera voce Di terrore in terror tu mi travolgi. Nacqui solo alle furie? Odio ed amore S'abbracciano concordi a spaventarmi? Mortim. Sì, coll'inipeto io t'amo onde tu sei Da costoro abborrita ! Essi ti vonno Recidere il bel capo, e questo collo D'abbagliante eandor colla bipenne Sciogliere dalle membra. Oh, tu consacra Al nume della vita i cari doni Che porti in sagrificio alla vendetta ! Di queste forme, che non son più tue, Rendi beato il desioso amante ! Colla nitida chioma, ornai devota, Alle o,scure potenze della mqrte, Incatena per sempre il tuo fedele ! Maria Che mai debbo ascoltar ! Se non v'è sacra La mia fronte regale, esserlo almeno Vi dovrebbe, o signor, la mia sventura. Il mio lungo soffrir. Mortim. Dalla tua fronte
   La corona è caduta; e nulla ornai Della terrena maestà ti cinge. Provati! innalza, imperiosa il suono Del tuo comando ; nè vedrai per questo Un amico levarsi, un salvatore.