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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ATTO QUARTO — SCENA III.
   115
   Cecilio
   D'Inghilterra. A uba SI'.
   Agli a vversarj
   Procedasi all'esame !
   Cecilio Temetelo, o signor !
   Alba sì».
   Nel capo mio
   Vilipeso, oltraggiato è il mio monarca ! Egli seiorrà la pattiiita lega, Cecilio è già sciolta, e per sempre. Orna i la Francia Più non stringe imenei coli' Inghilterra, (a Kcnt). — Conte ! v'affido la gelosa cura Di tradurlo guardato alla marina. Il popolo sommosso ha devastata La sua dimora, e vi trovò riposto ( '11 intero armamento. Ora minaccia Di farlo in brani. Asconderlo cercate Fin che cessi il furor. Mallevadore Del suo capo mi siete. Albasp. Io parto, io lascio
   Questa terra sleal, dove s'infrange Il dritto delle genti, e fassi un gioco De' più sacri convegni. — Alta ragione Ne darete al mio re ! Cecilio Venga, e la prenda.
   (Kcnt ed Albaspina partono)
   Leicest. Ecco sciolta, o Cecilio, un'alleanza Che di vostro capriccio ordir voleste. Poca laude, per fermo, a, voi daranne 11 popolo britanno, e meglio v'era Risparmiarvi la pena.
   Cecilio II fine, o conte,
   Fu diritto. Altramente il ciel dispose: Iìuon per colui che ili peggior consiglio Non si giudica reo !
   SCENA III.
   Leicester. Cecilio.