ATTO QUARTO — SCENA III.
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Leicest. Io son perduto!...
(Intanto che Mortimer favella, Leicester passeggia la stanza in atto di disperazione) Mortisi. Afferrate il momento, e prevenite 15» Lo scoppiar della folgore ! Salvate
Voi ! salvate Maria ! Discolpe, e quanto Sappia il coraggio immaginar d'audace, Tutto a prova mettete ! Io più non posso. I miei compagni son dispersi : è sciolta 1(50 La nostra, lega . Per novelli amici
Or m'avvio nella Scozia. A voi ! tentate Quanto possa un gran nome ed una ferma Imperterrita fronte. Leicest. (si ferma, e poi come deciso)
Ho risoluto.— Guardie! (alle guardie ch'entrano precedute da un officiale) Tenete in rigida custodia ics reo, g^e vj consegno. È manifesta
Un'enorme congiura, e volo io stesso A recarne l'annunzio alla regina, (parte) Mortim. (sta da prima immoto ed attonito, poi si ricompone e volge a Leicester, che parte, uno sguardo di profondo disprezzo) Ali ribaldo!... e no '1 merto? A quel vigliacco Affidarmi dovea? Sulle mie tempie 17' Egli varca; sicuro, e s'alza un ponte Dalla stessa mina ove mi spinge. — Salvati, imbelle! il labbro mio sta chiuso; Io non vo' trarti nella mia caduta.4 Fin ne' singulti della morte, o vile, 1,5 Ti rifiuto1 a compagno! il solo bene
De' tuoi pari è la vita, (all'officiale che si accosta
per arrestarloj O reo ministro
Di tiranna più rea, che mi circondi?
4 Questo tratto di generosità, dopo il vile tradimento dell'ignobile Leicester, e la- fine di Mortimero sono nobilissimi e lodcvolissimi, ma non riescono a dare alla figura grande rilievo.