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MARTA STI- ARDA
Io mi rido'di té! Libero io sono. (cava un pugnalo) Offic. Strappategli il pugnale! (le guardie lo acccr
chiatto, egli si difende) Mortim. E nell'estremo
Della, vita mortai liberamente Scioglierassi il mio core e la mia lingua. Spérdavi la tremenda ira del cielo, Empi, che il vostro Dio, che la verace Vostra sola regina al par tradite ! Infedeli non meno alla mortale Che all'eterna Maria! Tutti vi sperda, Compri, infami satelliti di questa Adulterina usurpatrice ! Offic. Udite
Le bestemmie? Afferratelo ! Mortim. Diletta!
Poiché non valsi a liberarti, almeno Abbi un esempio di virtù. Maria ! Santa ! per me tu prega, e mi ricevi Nel tuo regno immortài, (si trafigge e cade in braccio alle guardie)
SCENA V. Stanza interna della regina.
Elisabetta con un foglio in mano. Cecilio.
Elisab. Trarmi a colei !
Farmi soggetto di beffardo riso ! In trionfo condurmi alla sua druda! Donna, o Cecilio, più di me tradita Mai non fu, né sarà! Cecilio Veder non posso
Per qua! prestigio d' internai malìa Egli giunse, o regina, a por la benda Sul tuo lucido senno. Elisab. Io non ardisco