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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   MARTA STI- ARDA
   Io mi rido'di té! Libero io sono. (cava un pugnalo) Offic. Strappategli il pugnale! (le guardie lo acccr
   chiatto, egli si difende) Mortim. E nell'estremo
   Della, vita mortai liberamente Scioglierassi il mio core e la mia lingua. Spérdavi la tremenda ira del cielo, Empi, che il vostro Dio, che la verace Vostra sola regina al par tradite ! Infedeli non meno alla mortale Che all'eterna Maria! Tutti vi sperda, Compri, infami satelliti di questa Adulterina usurpatrice ! Offic. Udite
   Le bestemmie? Afferratelo ! Mortim. Diletta!
   Poiché non valsi a liberarti, almeno Abbi un esempio di virtù. Maria ! Santa ! per me tu prega, e mi ricevi Nel tuo regno immortài, (si trafigge e cade in braccio alle guardie)
   SCENA V. Stanza interna della regina.
   Elisabetta con un foglio in mano. Cecilio.
   Elisab. Trarmi a colei !
   Farmi soggetto di beffardo riso ! In trionfo condurmi alla sua druda! Donna, o Cecilio, più di me tradita Mai non fu, né sarà! Cecilio Veder non posso
   Per qua! prestigio d' internai malìa Egli giunse, o regina, a por la benda Sul tuo lucido senno. Elisab. Io non ardisco