ATTO QUARTO — SCENA VI.
Ch'ella non mente. Elisab.
Sciagurato !
Cecilio
Si condanna egli stesso. Elisab.
È reo.
Ah traditore !
Scostatelo da me ! Che sia tradotto Tosto in prigione!
Leicest.
Traditor noli sono.
Errai di non averti anzi quest'ora Manifesto, o regina, il mio disegno; Pur l'intento fu giusto : esso dovea Eludere un'astuta e rumarla. Elisab. Misero sotterfugio ! Cecilio - 10 voi sperate....
Leicest. Molto osai. Io confesso: e chi potea Osarlo in questa reggia- altri che Lester? Quanto abborro costei nessuno ignora : La gloria, che mi cinge e la fiducia Che li piace accordarmi, ogni sospetto Sulla mia retta intenzion distrugge. Al fortunato che su tutti esalti Libero non sarà, per la difesa Dell'amato tuo capo, aprirsi un varco Insolito ed ardito? Cecilio A che tacerlo
Se l'intento fu giusto? Leicest. Uso voi siete
A vantarvi dell'opra, anzi l'impresa, E vi fate la squilla annunziatrice Pur de' pensieri. Il vostro abito è questo; Il mio, d'oprare, e favellar dappoi. Cecilio Or parlate costretto.
Leicest. (lo misura eoa occhio superbo e sprezzati
Millantar ci potete un gran prodigio ! Voi salvator della regina? voi Delator di congiure?...-Oh, per sicura Voi sapete ogni cosa ; agli occhi vostri Non si celano traine.... Io vi compiango,
In fede mia