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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   MARTA STUARDA
   s45 Povero vantati il ! Con tutta questa Mirabile scaltrezza oggi sarebbe La Stuarda fuggita ove impedito Non l'avess' io !
   Cecilio Voi l'impediste?
   Leicest. Io stesso.
   La reinai s'aperse a Mortimero ; 350 E tanto estese la fiducia sua,
   Che malcauta affidogli un sanguinoso Incaico per Maria ; lo stesso incarco Che, proposto allo zio, fu con ribrezzo Riprovato e respinto. — Il ver non dissi? (Elisabetta e Cecilio si guardano a vicenda in atto di stupore)
   355 Cecilio Come giungeste a penetrar....
   Leicest. Parlate!
   Non dissi il ver? — Dov'erano le cento Vostre pupille per veder ch'entrambi Il fellon vi tradia? che in lui coperto Un furente cattolico si stava, 3,i0 Un richiamò dei Guisa, e tutta cosa Della Stuarda? che celato in lui Sfavasi un forsennato in Anglia giunto A sciogliere costei dalle catene, A svenar la regina?...
   Elisab. (attonita) Uh che narrate!
   305 Quel Mortimero !
   Leicest. Di colui mi valsi
   Per trattar con Maria; per innoltrarmi Ne' suoi cupi raggiri. In questo giorno Liberar si dovea la prigioniera ; Egli stesso me '1 disse : io nell'istante 370 Cingere il feci dalle regie scòlte ;
   Ma sì veggendo il traditor tradito, E svelata la frode, il proprio ferro In se stesso converse.
   Elisab. Oltre ogni dire
   Ingannata son io! Quel Mortimelo!... 375 Cecilio E ciò tutto seguì nell' intervallo