ATTO QT'ARTO — SCENA VI.
127
Glie mi tolsi da voi? Leicest. Duolmi che fatta
Abbia il ribaldo questa fin, clrè sciolto Pur dall'ombra or sarei d'ogni sospetto. Per questo alla giustizia io l'affidava. 3sn Una severa indagine dovea
Pormi in piena innocenza, e discolparmi Allo sguardo di tutti Cecilio Egli s'uccise?
Egli stesso diceste, o fu piuttosto Morto da voi? Leicest. Vilissimo sospetto !
ssa S'interroghi la- scólta-, (si avvicina- alla porta e chiama. Entra l'Officiale)
Alla regina .Narrate il fin di Mortimero, ( Ufficiale Io stava
Del vestibolo in guardia : ed ecco il conte Dischiudere le porte, e consegnarne In gelosa custodia il cavaliere, 3:10 Qua-1 reo di fellonia-, Noi lo vedemmo Snudar, compreso di furor, l'acciaro, Poi cacciarselo in petto, a te, réina, Fieramente imprecando-, anzi che dato D'impedirlo ne fosse, e sul terreno 395 Cader....
Leicest. Non più, signore ! Ila la sovrana
Abbastanza- compreso, (l'officiale parte) Elisab. Oh qual abisso
D'iniquità ! Leicest. Rispondimi, o rema. !
Chi ti salvò? Cecilio? Eragli noto L'imminente periglio? Il tuo Ruberto Fu l'angelo del eiel che ti soccorse. Cecilio Conte, ben opportuna- al vostro fine
Questa-'morte segui! Elisab. Dubbiosa ondeggio,
Se diffidar, se credere gli debba ; Colpevole or mi sembra, ora innocente.