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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   MARIA STI ARDA
   Quella, perfida sola, è la, radice Di tutti i mali miei !
   Leicest. Muora! V'unisco
   Ora anch'io la mia voce: il mio consiglio Era che rimanesse ancor sospeso Il decreto mortai fin eh' una mano Impugnassee l'acciaro a, sua difesa. Or questo s'avverò ; uè più dissento Che il giudizio si compia.
   Cecilio E ciò voi stesso
   Consigliate?
   Leicest. Per quanto aspro mi sia
   Di giungere, o signore, a tanto estremo, Illudermi non so che questa morte Necessaria non torni alla salvezza Della, nostra, regina,, e non convenga Porsi tosto ad effetto.
   Cecilio (alla regina) Or da che Lester Questi sensi palesa, io son d'avviso Di commetterne il carco alla sua cura.
   Leicest. A me, signore?
   Cecilio A voi, sì certo ! Un mezzo
   Più sicuro non v'ha, per disgravarvi D'ogni sospetto che di far voi stesso Quella fronte cader, ohe l'apparenze Già vi dissero cara.
   Elisab. (affissando Leicester negli occhi)
   Io v'acconsento, Ed approvo il consiglio.
   Leicest. Il mio sublime
   Grado potrebbe dall'ingrato officio Liberarmi a ragion, che d'un Cecilio Parrai cosa più degna. 11 fortunato Che tanto accosta la regal presenza, Scegliersi non dovrebbe esecutore D'infelici decreti; e nondimeno, A mostrarti il mio zelo e farti paga, Rinuncio a,' miei diritti, e mi sommerto. Benché ritroso, all'odiato incarco.