ATTO QUARTO — SCENA III.
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475 Che tentano inceppar l'illimitata Tua volontà ; che cercano strapparti La non giusta sentenza. Un passeggiero Fantasma di terrore agita il volgo; Bei tu stessa in delirio ! Acerbamente 480 Provocata tu stesa, e non immune
Dalle umane fralezze ; oh no! non puoi Giudicarla in quest'ora.
Cecidio E giudicata
Da gran tempo, o signor. Qui non si tratta D'una condanna, ma del porla in atto.
Kent (che all'areico di 'l'albo si era allontanato, ritorna nuovamente ) 485 II popolo .s'accresce, e non è modo D'ammansarne il furor.
Elisab. (a Tatto) Ma non vedete
Quale assalto mi danno?
Talbo Un breve indugio !
Non ti chieggo di più. Pensa che questo Tratto di penna funestar potria 490 II ridente sereno e la quiete
Della tua vita! In lunghi anni tu v'hai Indecisa pensato ; ed or dovrebbe L'impeto passeggici- d'una procella Indili viti per sempre? Un breve indugio! 41,5 Calma, raccogli la tua niente, aspetta Un'ora più tranquilla.
Cecilio (con impeto) Aspetta, indugia,
Sospendi, fin che tutto arda lo Stato, Fin che riesca all'avversario il colpo! Tre volte 8 un Nume ti salvò : da presso Oggi il ferro ti colse, e la speranza, D'un novello miracolo sarebbe Quasi un tentar la Provvidenza.
Tre volte, ecc. : e cioè nelle congiure del duca di Norfolk, di Parry e di Babington. La quarta è la presente, che, storicamente, come abbiamo notato (V. Atto 77, n. 12), è inclusa nella terza.