ATTO QUARTO — SCENA III. 148
(Mie nell'occulto del mio coi- disprezzo! Quando libera aitili su questo trono Starmi potrò? L'opinion del volgo eoe M'è forza riverir per guadagnarmi
Il consenso de' molti; e mi conviene Una plebe appagar che solo applaude A chi meglio la inganna. Ancor sovrano Quegli non è che il pubblico favore 6io Dee per arte acquistarsi : è sol monarca Colui che non ascolta e non ricerca L'approvar di nessuno. Esercitando Troppo rigida il dritto, e dall'arbitrio Lungamente abbonendo, io m'allacciai Al primo violento atto le mani. Dal proprio esempio condannata io veglio. Se stata mi foss'io, come Filièra-10' Maria, che precedemmi, una tiranna. Or potrei senza bia-smo e senza tema 020 Regio sangue versar. Ma la giustizia Volontaria abbracciai? La prepotente Necessità, che de' monarchi inceppa Le dispotiche voglie, a me prescrisse Questa ingrata virtù. — Da gran nemici 625 Circuita son io ; né mi sostenta Nel vacillante combattuto soglio Che l'aura, popolar. Tutti i regnanti u Del continente aggregano le posse Per balzarmi dal trono. Inesorato 630 li romano pontefice mi vibra
Spaventosi anatèmi : il re di Francia M'offre il bacio fraterno e mi tradisce ; F m'appresta Liberia una feroce Guerra sull'onde. Io femina indifesa
10 Come l'ibéra ecc.: V. Atto I,,n. 13.
11 Tutti i regnanti, ecc.: E vero quanto qui dice Elisabetta, ma è una conseguenza dell' uccisione di .1 la ria, compresa la « guerra sull'onde », allusione all'Aiuiada che Filippo li allestiva sul Tago contro di lei.