Stai consultando: 'Maria Stuarda Tragedia in cinque atti', Federico Schiller

   

Pagina (156/191)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (156/191)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   ATTO QUARTO — SCENA III.
   137
   SCENA XI. Elisabetta. Davison .
   Elisab. Ove n'andàro
   Tutti i miei grandi? Dav. A riconipor le turbe.
   Il tumulto finì quando s'offerse Alla veduta dell'insorta plebe Il buon conte di Talbo. « È desso, è desso ! « (Cento voci gridar) quegli che salva «Ila la regina! Udiamolo! 15 l'uom migliore «Di tutta l'Inghilterra)). Allor principio Diede il nobile vecchio alle parole. Dolcemente riprese il violento Procedere del volgo ; e tanto disse E con tanta virtù, che ciascheduno Ritornò mansueto e si ritrasse. Elisab. Plebe incostante, cui raggirai ogn'aura ! Sciagurato colui che s'abbandona, Al tuo fragile appoggio ! — Ora, voi siete Libero di ritraivi. (mentre Davison si volge alla
   porta) E questo foglio
   Ripigliate, o signore ; a voi lo affido. Dav. (atterrito, dopo aver gettato una sguardo sul foglio )
   Ah, regina !... il tuo nome! Hai tu deciso? Elisab. So,scriverlo convenne, ed io lo feci. Un foglio non risolve : un mero nome Non uccide. Dav. Il tuo nome in questo foglio
   Risolve! uccide! È fulmine che scoppia, Ed impiaga di morte! Esso comanda Ai regj commissari, allo sceriffo Di movere in istantea Forteringa, Di recarne l'annunzio alla Stuarda, E scemarla del capo al novo sole. Qui non veggo ritardo. Ove di mano