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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   ATTO QUARTO — SCENA III.
   152
   Di questa ingrata, cosa ! Io voglio pace ! Pace in eterno ! i)av. Non ti vai che un detto...
   Ohe far degg'io di questo foglio? Et.isab. Il dissi.
   Cessate alfin di molestarmi ! Dav. Detto
   ras L'avresti tu? No, tu 11011 1' hai ! Ti giovi Rammentarlo... Elisab. (fremendo) Importuno!14 Dav. Abbi cortese
   Indulgenza con me ! Da poche lune Venni a, questo servigio, e mal conosco Il linguaggio dei re. Lungi dal mondo, 730 in semplici costumi io fui nudrito...
   Tollera il servo tuo ! Fagli, o benigna, La parola, sentir che gli dichiari La tua verace volontà ! (le si accosta in atto supplichevole. Essa gli volge le spalle. Egli si dispera, indi col tuono fermo e sicuro) Riprendi Questo foglio ! riprendilo, o regina ! 735 Esso nelle mie mani 'è fiamma ardente. Non voler che ti serva, il braccio mio In quest'officio spaventoso... Elisab. Empite15
   L'obbligo vostro, (parte)
   SCENA XII.
   Davison e presto dopo Cecilio.
   Dav. Oh misero! Ella, parte!...
   Qui m'abbandona sconsigliato, incerto
   11 Queste esitazioni e questi tentennamenti di Elisabetta di fronte all'esecuzione della sentenza sono conformi alla storia.
   13 Empite : adempite, compite.