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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   MARIA STUARDA
   De' suoi cari la, vista!... lo non vi chieggo Quai travagii duraste; io non vi narro La lunga istoria delle nostre pene Dal tristo giorno che di voi n' ha prive. Oh ben tempo n'avrem!... Mei vii, Melville! A qual giornata i vecchi anni traemmo !
   Melv. Non facciata che ne vinca e n'ammollisca L'eccesso del dolor. Piangere io voglio Fin eh' io scenda, nel tumulo! Un sorriso Più non verrà,mini a, serenar le guance, Ne più mai deporrò dalla persona Le mie triste gramaglie ! Oggi soltanto Yo' rimanermi imperturbato. — Oh, fate D'ascondere voi pure il grave affanno ! E mentre l'abbandono e lo sconforto Lascia, ogni altro impossente e neghittoso, Noi con viril magnanima fortezza Precediamo i suoi pàssi, e siamle appoggio Nel cammino di morte.
   Anna Oh, se pensate
   Che le sia bisognoso il nostro arjuto Per confortarla all'ultimo' viaggio, Mei vii, siete in errore! Ella, medesma Porge a noi, coraggiosa, un peregrino Esempio di valor. No, non temete; Maria Stuarda, abbraccerà la, morte Con eroica, virtù.
   Melv. Come sostenne
   11 mandato mortai? Pubblico è il grido Che non vi fosse apparecchiata.
   Anna È vero;
   Disposta ella, non v'era. Altri spaventi Ingombravano il petto alla regina, : Della, morte non già, ma del vicino Suo redentor la misera temea,. — N' era, pur dianzi libertà promessa, E dovea Mortimero in questa, notte Dalla crudele prigionia sottraine. Fra la tema, ondeggiando e la, speranza,