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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   MARTA STI- ARDA
   ]5° Allor eli' io tollerai nella sventura (Jose non degne d'una gran regina. Era, tempo di pianto e di lamenti. — Benefica la, morte or mi s'accosta Nella, sembianza di severa, arnica, 155 E tutta colle brune ali mi copre La passata, vergogna. Il fin rialza La- caduta, dell'uoin. Già sulla fronte Sento di nuovo la, corona antica, 10 nell'animo invitto il regio orgoglio ! * (si avanza di alcuni passi)
   160 Voi pur, Melville?... Non cosi... Sorgete! — Al trionfo, o signor, non alla morte Della vostra sovrana oggi veniste ! Una grazia, m'è questa inaspettata, Glie non sia la, mia fama interamente 165 Al Britanno commessa, ed un amico Di me, della mia, Chiesa, il fine attesti Dell'umano mio corso. — O cavaliere ! Come traeste la cadente vita In questa terra inospitai dal giorno 170 Che da me vi staccare? 11 mio pensiero Spesso a voi si volgea.
   Melv. Me non afflisse
   Che il dolor de' tuoi casi, e la non possa 0 Di prestarti un soccorso.
   Maria E il mio Didiéro?
   L'antico camerlingo? Egli già forse 173 Nella quiete del Signor riposa, Grave com'era, di molt'anni.
   Melv. Iddio
   Non gli concede questa grazia ancora. Egli vive, o regina , a por sotterra La giovinezza tua.
   Maria Deh, che non ebbi
   * Questa fermezza, questo nobilissimo coraggio Maria mostrò veramente fino alla fine. Essa morì proprio da regina.
   9 non possa : la mancanza di possa, di potere.