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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   ATTO QUINTO — SCENA ULTIMA.
   151
   Arde il tuo labbro, o min Geltrude... Io fui Molto odiata, ma pur molto amata. Un egregio mortai renda felice La mia, Geltrude ; cliè d'amor si nudre 245 Quest'anima infiammata. —- 11 tuo, Giberfa, È l'avviso migliore ! A Dio tu brami Consacrarti in isposa! Oli, va! t'affretta! Sciogli il casto tuo voto! ingannatori Sono i beni mortali. A te lo insegni 250 La tua regina. — Ora cessate !... addio...
   l'er sempre addio ! (si stacca rapidamente da loro. Tutti partono, tranne Melville)
   SCENA VII. Maria. Melville.
   Maria D'ogni obbligo terreno
   Sciolta, ini trovo, e lascerò la vita A nessun debitrice. En sol pensiero Toglie all'anima oppressa il dipartirsi 255 Libera e lieta.
   Melv. Apriti a me ; solleva
   TI grave incarco che t'opprime, e versa Nel mio petto fedele ogni tua cura. Maria Già, le sue braccia eternità mi schiude ; lo tra poco sarò del mio divino Giudice a fronte, nè mi veggo ancora Delle umane caligini detersa. Mi negano un pastoi* della mia Chiesa ; Ed io disdegno dalle impure mani Di bugiardi ministri il Sacramento. Morrò costante nell'avita fede, L'unica vera che salvar mi possa. Melv. Al tuo spirto dà pace. Il cielo accoglie Un ardente voler come l'effetto. 15
   1J come l'effetto: conte se