ATTO QUINTO — SCENA ULTIMA.
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E quell'alta virtù, 17 clie dalla, rupe
Trasse la. vena di segrete linfe,
Può lo sqiiallor del tuo carcere istesso
Trasmutarti in altare, e questo nappo
Di terrena bevanda, in un celeste
Sorso di vita, (prende la tazza che sta sulla tavola)
Maria Nel pensier vi scendo?
Io vi scendo, o Melvil ! Qui non è chiesa, -Qui ministro non è : pure il divino Kedeiitor pronunciò : « Se due fedeli « S'uniscono in mio nome, io son fra loro». Che forma il sacerdote, e lo consacra In voce del Signore? Un casto petto, Un intero costume. — Or voi, quantunque Non consacrato dal Signor, ministro E foriero di pace a me sarete. Io pei* l'ultima volta i miei peccati Voglio a. voi confessai-. Le vostre labbra Mi saran di salute ami iniziatrici.
Melv. Poiché tanto è il desio- che ti trasporta, Sappi, o regina, che l'Eterno Amore Può consolarti d'un prodigio. Priva Di ministro se' tu? di sacramento? Erri ! un ministro ti fa-velia ; un Dio T'è presente, (a queste parole scopre la testa, e mostra in una coppa d'oro un'ostia) A rimettere per sempre Le mondane tue colpe, e conciliata Ravviarti al Signore, ho sul mio capo I sette Ordini accolti; e consacrato Dal supremo pontefice ti porgo L'eucaristico cibo.
Maria. E mi dovea
Sui limitari della morte il gaudio De' beati aspettar? Come si cala
37 E quell'alta virtù, ecc.: Intendi: Quell'alta virtù divina per la: quale Mose potè far sgorgare dalla rupe una viva sorgente. V. Atto I, n. 26.