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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   MARTA STI- ARDA
   IVI sentici' della morte.
   Paulet (a Cecilio) Acconsentite!
   Cecilio Sia pure.23
   Maria Or dalla terra altro non chieggo.
   (prende il Crocifisso e lo bacia) Mio conforto divin, mio Redentore, Come le braccia sulla croce apristi, Aprile, e teco mi ricevi! (si volge per uscire, e le viene in quella veduto Leicester, che al suo muoversi erasi involontariamente riscosso, e l'area riguardata. — Maria trema tutta: le ginocchia non la reggono: minaccia cadere, e Leicester la raccoglie fra le sue braccia. Ella lo guarda lungo tempo silenziosa e severa. Egli non può sostenerne gli sguardi. Maria finalmente così prorompe)
   Hai sciolta
   La tua fede, Ruberto !... 11 braccio tuo Per togliermi di qui ini promettesti, E il tuo braccio me 'n toglie! (silenzio. Egli è nella massima confusione. Ella continua con voce soave) Ah sì, Ruberto! E non solo io volea dal tuo possente Braccio acquistar la libertà primiera ; Tu farla a me dovevi assai più cara! Lieta dell'amor tuo, della tua mano, Nuova vita io sperava e dolce obblio De' passati miei mali. — Or che per sempre Questa terra abbandono, e mi trasformo In un lieto immortai, che più non teme Degli affetti terreni, io ti confesso,
   23 Sia pure : Questo conforto, storicamente, Maria lo chiese ai conti di Kent e di Shrewsbury (V. Atto IV, n. G) e le fu accordato. Scelse quindi il suo medico Bourgoin, il farmacista Corion, il suo chirurgo Gervais, il suo dispensiere Didier e, delle donne, quelle che più amava, Giovanna Kennedy ed Elisabetta Curie. Il supplizio ebbe luogo la mattina del 18 febbraio 1587.