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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ATTO QUINTO — SCENA ULTIMA.
   161
   Senza, clic tinga di rossor la guancia. La mia fralezza superata. Addio; E se lo puoi vivi felice. Ambisti Due corone in un tempo i un amoroso Tenerissimo core hai vilipeso Per averne un superbo. Alla regina D'Inghilterra ti prostra, e non divenga La mercè che n'ottieni il tuo castigo.
   Addio! -..... Nessun legame or qui m'allaccia.
   (parte, preceduta dallo sceriffo, con al fianco Anna e Melville. Cecilio c Paulet la seguono: gli altri l'accompagnano con occhi pietosi fino al suo scomparire: indi partono per le porte laterali).
   SCENA X. Leicester solo.
   Ancor respiro? ancor soffro la vita? Questo tetto non crolla , e col suo peso Non mi sprofonda? un bàratro non s'apre. Né la più vile creatura inghiotte? Qual gemma inestimabile ho perduta ! (inai fortuna del cielo ho bassamente Calpestata e respinta!... Ella si parte I n angelo conversa, e me qui lascia Col disperar de' reprobi nel petto.
   Ove sono, ove sono i miei proposti Di chiudere l'orecchio alle potenti Voci del core, di mirar con fredde Imperterrite ciglia il manigoldo Recidere il suo capo? Ha la sua vista Tanta virtù di ravvivarmi in petto La già morta vergogna? e può costei Infiammarmi d'amore anche sul ceppo? A te non si conviene, o maledetto. Scioglierti in molli' femminil compianto. Dalla via che tu corri amor s'invola.
   Schiluk. — Mariu stuarda - Guglielmo Teli.
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