Stai consultando: 'Maria Stuarda Tragedia in cinque atti', Federico Schiller

   

Pagina (183/191)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (183/191)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   MARIA STI ARDA
   Elisab. (esaltata) Regina
   D'Inghilterra, son io! (passeggia con vivacità)
   Vanne! mi chiama..., No... rimani !... Ella è spenta!... Un'orma alfine Stampo in suol che non crolla... A che m'assale Questo tremito? Un sasso, un freddo sasso La mia tema ricopre... E chi potrebbe Apponili il sangue della mia rivale? Lagrime agli occhi miei non mancheranno Per far lamento dell'uccisa... (vede il paggio)
   Ancora
   Non ti partisti?... A Dàvison dirai
   Di qui venirne ; va di Talbo in traccia...
   Egli stesso qui vien ! Parti! (il paggio parte).
   SCENA XIII.
   Elisabetta. Talbo.
   Elisab. Ben giunto,
   Nobile Talbo ! Che recate? Al certo Non è lieve cagion che vi conduce In quest'ora inusata.
   Talbo Eccelsa donna !
   Sollecito il mio cor della tua fama, Mi condiis.se alla. Torre ove sono posti ( 'urlo e Navè, dimestici e vassalli Della Stuarda; chè desìo mi prese Di far novellamente esperimento Del costoro deposto. Il guardiano, Atterrito e sospeso, in pria, negava D'additarmi i prigioni, e non m'aperse Che per minacce il proibito ingresso. — Gran Dio! qual vista mi .s'offrì! Le chiome Rovesciate sul volto, e fieramente Esterrefatte le pupille, io vidi