MARIA STI*ARDA
D'alcuna- verità.
Talbo Quel suo delirio
N'è la prova più certa ! — Oh mia regina, Xon t'affrettar! secondami: comanda Ohe si rinnovi l'infelice esame.
Elisab. Dacché voi lo bramate... or ben, si faccia ! Ma non già per timor che la prudenza Di quaranta patrizj in tanta cosa Abbia, o conte, trascorso. A porvi in calma. Si rinnovi l'esame. Io vi consento. Buon che36 in tempo no siamo ! Un dubbio solo Non dee far ombra al mio regale onore.
SCENA XIV.
I precedenti. Davison.
Elisab. !«)¦ sentenza, o signor, che nello mani V'affidai?...
Davison (aliunito) La sentenza?
Elisab. Il foglio, dico,
Che vi diedi in custodia....
Davison In mia custodia?
Elisab. Dal furiar del popolo assalita Soscriverlo fu d'uopo, e mal mio grado Secondai la preghiera. Indi lo posi Nella vostra custodia, acciò la cosa Come vi dissi, maturar. — Porgete!
Talbo Porgetelo, o -signore! Interamente Mutaronsi le cose, ed or di nuovo S'instruisce il giudizio.
Elisab. Ov'è lo scritto?
Non pensateci a, lungo.
Davison (disperandosi) Li son perduto !
Elisab. (Vinterrompe impaziente) Credere già non voglio....
Buon che: purché.