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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   MARIA STI ARDA
   Elisab. Riceveste, o signor, dalle mie mani
   La sentenza mortai? Cecilio No, mia sovrana:
   Davison me la porse. Elisab. In nome mio.
   Clou.io Questo no veramente... Elisab. E voi le deste
   Così rapido effetto anzi d'udirne La mia suprema, volontà? Fu giusto, Giustissimo i l giudizio : io già non temo Che 1' Europa me'n biasimi. A voi non era Lecito tuttavia di porvi a schermo Della, nostra pietà. — Dal mio cospetto V'allontano per sempre, (a Davinsou)
   A voi conviensi Più severo castigo ; a. voi che osaste, Abusando un poter che non v' è dato, Di tradir la. mia fede e il sacro pegno Da me gelosamente a voi commesso. — Sia tradotto alla Torre. Io l'abbandono Al rigor della legge. — Oh mio fedele, Oh mio nobile Talbo ! I vostri avvisi Fui* gli avvisi più giusti ! Ora in appresso Voi la sola mia guida, il mio sostegno... Talbo Non cacciar nell'esilio e nella. Torre
   I tuoi più cari che per te son rei, Che tacciono per te. Ala. tu concedi
   Oh' io ritorni, o gran donna, alle tue mani
   II sigillo real, che per due lustri Hai degnato affidarmi.
   Elisab. (sorpresa) Oh no! vorreste
   In quest'ora lasciarmi?... Talbo Ho fiacco il braccio
   Perdonami, regina ! io mal saprei Porre il sigillo alle tue nuove imprese. Elisab. E vorrà pertinace abbandonarmi
   Ohi la vita m' ha salva? Talbo 11 fatto è poco.
   Io salvar non potei la tua migliore.