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   no comprende, che la parte presa con lei allo spavento di tutta la famiglia, serve a spiegare le conseguenze le quali dovean fare di Lui un infelice. Se ne' primi anni potè scamparne, lo dovette alle sollecitudini affettuose de' genitori, per le quali godette perfetta salute (Monaldo, Diario, 6 ottobre 1801).
   4. — Dopo l'innesto regolare del vaccino (2 ottobre 1801), che il padre aveva fatto venir da Genova, e che gli fu replicato per non avergli reagito sufficientemente (Antona-Traversi, Docum. 80); nulla gli avvenne di straordinario. Solo il 24 decembre 1803, soffrì di un esantema infantile, precedutogli da cinque giorni di alterazione di polso, tosse, peso e lagrimazione agli occhi (Antona-Traversi, Doc. e not., 104), che non gli lasciò però conseguenze. Trascorse quindi l'infanzia sotto la severa disciplina de' suoi ; a porgere un saggio della quale, basti dire, che, essendo morto di otto giorni il fratellino Luigi (1803), i genitori obbligarono Giacomo a rivederlo e baciarlo. Egli, vincendo la ripugnanza che gli destava quell'atto, obbedì; ma ruppe in un pianto così dirotto, che non se ne poteva consolare (Diario di Monaldo, 19 febbraio 1803).
   Era dunque di molta suscettività, che dovea poi crescere a segno, da diventargli estrema inaudita sensibilità] per la quale fu ridotto, da uomo, a non potere adoperare più nessun organo, senza gran pena (Lett. ad Ant. Tomassini, 19 giugno 1828). Di lieto umore, passava il tempo fra giuochi, capriole e studi (III, 424), preferendo gli esercizi fisici e non potendo mai soffrire alcun disprezzo. Onde, o fra le aiuole del suo giardino sotto il bacio del sole, o nelle sale del palazzo al chiarore delle nevi, i suoi divertimenti risonavano di festoso clamore (Ricordanze, versi 68-70). Il 28 giugno 1805, fece la sua prima confessione; il 29 settembre successivo fu cresimato, e quattro anni dopo si comunicò.