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consorte e ai figli cari, e poetava: — Questa in terra è V idea d'un paradiso „ (Monaldo, Opere, Macerata, 1803, pag. 246).
Religiosissimo, com'egli sempre si mantenne, se in suo fervore attribuì alla grazia celeste la guarigione di un nepotino da un'ernia (Antona Traversi, 77) e della moglie da ogni male; a miracolo della Madonna del Rosario, che il tempo si fosse rasserenato, dopo le pioggie che minacciavano la perdita del raccolto (Pier-gili, Lett. pag. 186); alle orazioni della Compagnia di Gesù l'assunzione al cielo del suo Luigi nella domenica della SS. Trinità (Piergili, Lett., pag. 255); nel suo ga-lantomismo confessò che, recatosi in Ancona a vedere in S. Ciriaco la Madonna che apriva gli occhi, egli non vide niente e si meravigliò, che il Governo non si prestasse a far cessare siffatto giuoco di fantasia (Autobiografia, pag. 47-48).
Con una mente poi non comune si dedicò a coltivare studi di erudizione, ma non seppe armonizzare le cognizioni che avea, nè assimilarle. Fra le 55 opere che lasciò, le principali sono: Notizie della zecca e della moneta recanatesi; Serie dei Rettori della Marca ; e quella dei Vescovi della sua città : Dialoghetti sulle materie correnti, ch'ei mandò per l'Europa colla cifra arabica 1150, che, tradotta in numeri romani, dà le iniziali MCL, Monaldo Conte Leopardi; gli Annali recanatesi, che dalle origini della città vanno fino al 1800 (Piergili, Monogr., 18-27).
E, per tutti i suoi lavori, si giovò della sua felicissima memoria ; a testificare la quale egli raccontò, che non solo si ricordava di suo padre, mancatogli quand'egli aveva quattro anni appena ; ma perfino rievocava l'immagine dell'avo suo Vito, il quale era morto mentre ch'egli avea solo quattordici mesi (Autob., 79).
Che dire poi dell'accuratezza in tutte !e cose sue, fi-