— lino ad averci tramandato un Diario e un 'Autobiografia, che sono documenti d' una incomparabile pazienza ed esattezza? Ma dall'essere stato interdetto dagli affari per molti anni, ritrasse una grande indolenza a immischiarsene in seguito (I, 319); ed ebbe il difetto di lasciarsi spingere un po' tropp'oltre da una certa voglia di contraddire; difetto che derivava dal suo animo altezzoso, dalla sua indole fieramente aristocratica, dal suo bollente ingegno. Due esseri vissero contemporaneamente in lui, e non riuscirono a fondersi : il paladino fanatico di rancide istituzioni, e il genitore amorevole (Patrizi, 50). •
   Anche in tarda età seguitò a coltivare la sua raccolta di libri. Nell'agosto 1841 aggiungeva ancora una scansia di nuovi volumi nella quarta camera della Biblioteca (Diario, agosto 1841). E fu grato fino all'ultimo alla moglie, di cui riconobbe sempre la buona e moderata economia. (Diario, 18 giugno 1841).
   Quando, il 30 aprile 1847, Monaldo mori, passava per Recanati il barnabita Gavazzi, per andare in Lombardia coi volontari, e fu invitato ad assistere ai funerali del Conte. Accettò; e recitandone l'elogio nella chiosa de' Minori Osservanti, inveì contro le timide virtù dell'estinto. —Fu ingiusto; perchè il conte Monaldo venne reso prudente dai civili rivolgimenti, come del resto divennero tutti quelli dell'età sua; ma timido non fu, se più d'una volta ebbe il coraggio di stampare dure e crude verità contro lo stesso Governo. Così cominciò sul conte Monaldo quell'inesatto giudizio, che a fatica i documenti valsero a cancellare. Fra i quali l'ultima sua volontà, consacrata in un testamento, tutte riassume ed appalesa le belle doti dell'animo suo. Ivi le commoventi parole dedicate a tutti i figli, anche al suo diletto figlio Giacomo ed alla consorte, inducono all'ammirazione di questo padre buono, generoso e sin-