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e libri; che poi, compreso di ammirazione per la grande intelligenza di Lui, si compiacesse nel pensiero di avere scoperto un ingegno che avrebbe immortalato sempre più il suo nome; e infine lo stimolasse a comporre da sè un'opera, la quale, per tutto questo indirizzo, non poteva non essere di erudizione.
Il giovinetto ebbe a dire, che nella sua brigata domestica, che non era poca, se ne sentivano alla giornata delle cosi belle, che era una maraviglia (I, 97).
Continuo perciò l'esame di quella società, per vedere se qualche altro d'essa ebbe l'influsso d'infondergli i pensieri e le proprie qualità.
4. — Don Vincenzo Diotallevi valeva anche meno del Ferri. Aveva in quella famiglia l'incarico di condurre a passeggio i figliuoli, e teneva per di più i registri dell' azienda domestica. Gran beone, faceva alle volte le spese delle risate di quei ragazzi, conje gli accadde un giorno ch'ei li condusse a fare una scampagnata. Al ritorno, gli misero una gran paura; e Giacomo, dopo averne riso di cuore con Carlo e Paolina, (III, 426), ne cantò il ricordo in una poesia di stile faceto, che intitolò la Dimenticanza (1811-12) e che fu pubblicata nel 1874 (Piergili, Lett. pag. XXIV).
Il sacerdote Pascal, profugo francese, sfuggito in patria alla sorte comune, avea trovato grazia in quell'oscuro ed ignorato angolo d'Italia, Recanati, dov'era stato nominato canonico.
V' era poi Don Giuseppe Antonio Vogel, nato il 25 aprile 1756 in Altkirc nell'Alsazia; che nel 1789, sorpreso dalla rivoluzione parroco di Eber-Morchewiller, si era tenuto fortunato di avere a tempo riparato in Svizzera. Di là era passato a Termo; e, nel 1809, a Recanati, dov'era rimasto canonico onorario della cattedrale. Ospite il più autorevole in quella casa, non solo era consultato da Monaldo e da Adelaide come