- 22 —
un oracolo ; ma Giacomo stesso gli faceva pubblico omaggio, scrivendo nel suo Milesio, a pag. 71: Notizie di Vogel, e a pag. 75: S'interroghi Vogel.
Sicché le infelici condizioni d'Italia in quel tempo trovavano un sussidio prezioso in queste mille particolarità della famiglia Leopardi, per dare a Giacomo Ja sua fisonomia.
Il Vogel veramente era uomo di larghe idee. Egli, filosofo cristiano, non riconosceva altro vero sapere, che quello ohe deriva dai fatti e dai risultati immediati dell'osservazione e dell'esperienza (Lett. II, 12 gen. 1806). — Con una vasta conoscenza dello scibile (Lett. IV, 11 novembre 1807), confessava apertamente, che — le leggi romane e canoniche, in molti punti, non erano più applicabili, — e invocava dalla Curia una riforma (Lett. IX, 28 aprile 1808). — Proclamava Orazio un fino pensatore, asserendo, che — in tutte le sue poesie, vi è tanta filosofia — ; ed era capace, di concepire tutta una nuova legislazione degli studi, con idee moderne, pratiche e d'una rara competenza. Avrebbe, fra l'altro, abolito tutte le anemiche Università pontificie, per fonderle in un grande Istituto universale (Cugnoni, I, Alleg. D, da pag. VL a pag. C).
Questo non è che un saggio del come pensava. Quindi, a ragione, essendo tenuto in gran pregio, fu reputato un'autorità da Giacomo; il quale, quantunque allora recitasse sermoni sacri nella Congregazione de' Nobili, in S. Vito; pure, fra un discorso e l'altro, prese a notare le impressioni che riceveva dalla lettura de' libri venutigli fra le mani. Era il primo passo, col quale si avanzava in veste, di erudito.
' 5. — Naturalmente il lavoro riuscì cosa fanciullesca, un fastello di erudizione, che chiamò: — La Storia dell' Astronomia dalla sua origine, fino all'anno 1811. Questo titolo è, nel manoscritto, per esercizio