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calligrafico, in maiuscolo e minuscolo nelle quattro lingue: greca, latina, francese e italiana.
Basta dare uno sguardo all' indice delle Opere, di cui il Leopardi si giovò in questo lavoro, e da lui posto in fine, quasi a ostentare l'immenso materiale, per avere un'idea dolla/aiica e pazienza, che dovette impiegarvi, della sua volontà ferrea, delle sue grandiose aspirazioni (Mokonoini, 35).
E la vigoria gli resisteva ancora, perchè era delicato, ma di buona salute. S'aggiunga, in Lui fanciullo, anche dai suoi primi scritti, ci appaiono incongruenze e contraddizioni, che non si possono spiegare altrimenti, che per mezzo d'un dualismo che gli si andava svolgendo nell'animo, a sua insaputa certamente (Mokonoini, 45). Ed anche questo è da notarsi.
Buono e bravo figliuolo, come lo si può chiamare fino ad ora, avendo indossato l'abito da chierico (Mo-roncini, 211) ed avendo ricevuto la prima tonsura da monsignor Bellini (Cugnoni, I, 100), potè essere investito del beneficio ecclesiastico, ereditato in famiglia dallo zio Luigi, filippino.
Quindi, per consiglio dei due zii don Pier Niccolò e don Ettore, coll'approvazione dei maestri Torres e Sanchini, pei conforti degli altri preti di casa, quali il cappellano Ferri, il pedante Diotallevi e i canonici Pascal e Vogel, in omaggio alla volontà paterna, dai primordi di sua gioventù, prese a coordinare le azioni, gli studi, la sua vita tutta ad un fine. E perchè la carriera ecclesiastica sembrava per lui già stabilita, e, non che ripugnargli, piacevagli (Moroncini, 81); Egli, studiata Teologia ed il Salterio, si volse ai SS. Padri della Chiesa.
La sua mente, a diciasett'anni, ridondava di versioni, di frammenti, di chiose, d'idilli, di poemetti, di canzoni. Bisogna ricordare poi che tutti i lavori di