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della puerizia e dell'adolescenza. Già la vita troppo sedentaria impedisce alle forze del corpo d'ingagliardirsi ed acuisce la suscettività.
Laonde il Leopardi esaurì le forze non solo, ma si rese irritabile e s'avvelenò il sangue colla fatica eccessiva. E non poteva essere a meno. Perchè la mancanza di energia cerebrale dipende da questo, che il cervello, lavorando, produce delle sostanze nocive, le quali gl'impediscono poco per volta di proseguire. E quanto più intensa è la vita dell'intelletto, altrettanto sono più copiose le deiezioni delle cellule, che imbrattano l'ambiente in cui vivono. Se questi detriti si accumulano nel sangue, noi diventiamo malati.
11 Leopardi, per l'abitudine che da piccolo contrasse alla fatica, non sentì subito gli effetti di essa. Perchè l'esercizio dello studio Ei lo intraprese da quando ebbe l'uso della ragione ; e le cellule delle circonvoluzioni cerebrali possono supplirsi nei loro uffici.
Ciò spiega perchè Egli potè, fino ai sedici anni, disporre della sua attività, per applicarsi a suo talento.
Ma il Prof. Finkelnburg indicò inevitabili, per lo strapazzo del cervello, queste conseguenze : Disturbi della vista, Congestioni alla testa, Digestione cattiva, Deformità fisiche e nervosismo. Vale a dire, proprio tutti gl'incomodi ch'ebbe l'infelice Recanatese.
Già il Tissot aveva sentenziato: L'uomo che pensa più degli altri, è quegli che digerisce più male degli altri.
Ed invero: il cervello governa tutte le funzioni vitali ; presiede ai movimenti, e perciò a tutta l'attività della vita, per mezzo degli organi sensori. Se esso si affatica troppo, altera il suo governo e porta una influenza di maggiore o minore regolarità nelle funzioni vitali. Ora, essendo provato che le sensazioni, che provengono dagli organi digerenti, sono la base della nostra vita; per essere nel Nostro tali organi malsa-