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limitazione delle qualità poetiche pittoriche e scultorie nella poesia leopardiana è evidentissima.
Più che vedere la natura, il Poeta, o di notte o di giorno, l'ascoltò. Nessuno in Italia, prima e dopo il Leopardi, rappresentò così bene l'estasi d'una notte estiva, ascoltando — il canto della rana rimota alla campagna, — i viali odorati ed i cipressi là nella selva susurranti al vento, — e, sotto al patrio tetto, voci alterne e le tranquille opre de' servi, com'Egli cantò nelle Ricordanze (versi 12-19).
E nessuno meglio espresse il riprendere della vita dopo una tempesta : lo schiamazzare delle galline, il grido dell'erbaiuolo: il romoroso spalancarsi delle finestre, il tintinnìo dei sonagli e lo stridere delle ruote d'un carro che riprende il suo cammino. E gli esempi si potrebbero moltiplicare.
Ma l'essersi Egli dato ad un pesante genere di lavoro intellettuale, e spossatamente, non solo contribuì a prostrargli le forze, a deformargli il corpo ; ma lo portò fuori dei buoni studi. Sicché quando, tardi per la sua preziosa salute, s'accorse che la via, per cui si era messo, era sbagliata, dovette seco stesso convenire di cambiare indirizzo per convertirsi, letterariamente parlando.
E, trascinato da quella sua irrefreuabile foga per riacquistare il tempo perduto, non riflettè che avrebbe avuto bisogno di riposo, affine di rifarsi delle forze esaurite. Invece, esausto com'era, eccitò il suo sistema nervoso fino all'estremo ; e dando il tracollo alla bilancia, che già pendeva, completamente si rovinò.
3. — Nella primavera del 1815, compose l'Idillio: Le Rimembranze. E di 149 versi sciolti, in un quadernetto di 8 pagine, e di carattere della sorella Paolina.
Che sia di Giacomo n'è prova la lettera di Carlo, 14 novembre 1825, responsiva, in cui gli scriveva :