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durlo in volgare e v'aggiunse note e una Vita di Cornelio Frontone.
Anche di questo studio, di cui si hanno due esemplari, il fiorentino avvantaggia il recanatese, perchè ritocco dall'A., e per la Dedicatoria al Mai.
E il Catalogo dei manoscritti fiorentini reca i titoli di molte altre Emendationes „ della stessa epoca.
4. — Ed ecco l'anno (1816), in cui aprì sue relazioni epistolari col Cancellieri, col Mai, collo Stella, coll'Acerbi. Col primo si fece lecito un atto confidenziale, chiedendogli notizie sui codici vaticani pei Cesti tradetti, autorizzatovi com'era dalle lodi che n'avea ricevuto dopo i primi lavori fattigli mostrare dallo zio Antici (I, 22). All'Acerbi, Direttore della Biblioteca italiana „, non si peritò d'offrire alcuni articoli, di cui uno sopra la traduzione fatta dal Bellini del Callimaco (I, 27). Allo Stella, editore del giornale letterario Lo Spettatore „, cui aveva già mandato un articolo sopra il Salterio italianizzato (I, 26), propose altri studi. Al Mai infine, dal quale aveva già ricevuto osservazioni sulla versione del suo Frontone col relativo Discorso, Giacomo seppe grado delle lusinghiere parole. Lo Spettatore, in occasione del saggio sull'Odissea, aveva dovuto stampare su dettato dell'Autore: M'inginocchio a tutti i letterati d'Italia, per supplicarli a comunicarmi il loro parere sopra questo saggio, pubblicamente o privatamente, come piacerà loro, quando non mi credano affatto indegno delle loro ammonizioni „. Maggiore umiltà non avrebbe potuto esprimere, il più indotto fra gli studiosi ; e qui invece trat-tavasi di un profondo latinista.
Frutto di queste prime lettere fu che lo Stella, intuito il sapiente, venne a visitarlo a Recanati, per esprimergli quell'alta stima, che ne avea già concepito e farsi promettere nuovi lavori.