- 37 —
Intanto la conversione letteraria del Nostro progrediva. Egli ripudiava lavori fatti pochi mesi prima, riconoscendoli — in fatto di lingua esecrabili „. — Per cui, mandandone allo Stella de' nuovi, aggiungeva: Quello sopra Orazio sarò, più corretto, e così sempre ogni mia cosa appresso „ (I, 29).
Da un esame di tutte le circostanze, il Mestica concluse che la conversione letteraria di Giacomo dovette seguire nel decembre 1815, che è quanto dire a 17 anni finiti. — Difatti Giacomo nel giugno, scriveva al Giordani : È un anno e mezzo, che io, quasi senz'av-vedermene, mi son dato alle Lettere belle, che prima non curava „ (Lett. del 30 maggio 1827). Lo Stella e l'Acerbi, accorgendosene, ne lo incoraggiavano e gli chiedevano articoli. Ed Egli, che sentiva proprio il bisogno di farsi innanzi, accettò di scrivere articoli filologici sopra le lingue antiche ; e forse allora abbozzò quell'— Analogia linguae Hebreae et Aegyptiae „, — che in 11 foglietti è a Firenze ms. — Prometteva nel tempo stesso di preparare studi sopra VAlicarnasseo, il Porfirio, VEusébio del Mai.
L'Editore allora gli propose di tentare d'acquistar fama colla traduzione dell' Apollonio Rodio; ma Giacomo osservò, che non erano quelli i tempi, in cui il pubblico avrebbe saputo apprezzare le fatiche per un'Opera tale. Piuttosto era pronto a proseguire la traduzione dell' Eneide, invece di volgersi a Pindaro. E poi sa-pea, che il Mazza l'avea già provato, e tenea pronta per le stampe la sua versione (I, 29).
Per tenere la parola data di nuovi lavori, s'aifati-cava sempre più. Narra il famoso Puccinotti che, ospite, di questi tempi, dei Leopardi a Recanati, e consultato da Giacomo in fatto di scienza, prese nota di questi lavori : — Volgarizzamento del Frontone del Mai; Trattato delle superstizioni degli antichi; Uno