Stai consultando: 'Per la storia di un'anima Biografia di Giacomo Leopardi', Ciro Annovi

   

Pagina (56/243)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (56/243)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Per la storia di un'anima
Biografia di Giacomo Leopardi
Ciro Annovi
S. Lapi Tipografo Editore Città di Castello, 1898, pagine 232

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   - 46 —
   onore. Anch'ella s'imbeva di questo pensiero ; e e al-levierà le fatiche, e le addolcirà le amarezze che negli studi anche a' Signori (benché meno che agli altri) si attraversano „ (III, 80).
   E più sotto : Non pensa V. S. di fare per l'Italia un giro, per conoscere quel moltissimo che vi è di cose belle, e quel poco che abbiamo d'uomini valenti?,, (III, 81). Eu come dar fuoco a polveri asciutte.
   Per comprenderlo, si pensi che il Leopardi, per la forza dell'ingegno suo, s'era già convertito a studi veramente buoni, ed ora s'andava spogliando a poco poco di quella superstizione, della quale era stato imbottito. Mentre sentiva nascersi nel seno una ignota inquietudine, che lo spingeva col desiderio fuori di Re--canati, conobbe il Giordani che venne a predirgli la gloria e l'immortalità; e lo spirito suo divampò come fiamma gigante r (I, 43).
   Com'era accaduto all'Alfieri di trovarsi solo, in tempi di universale corruzione; così Egli s'era accorto di essere l'unico fra' suoi, che avesse cominciato a pensare diversamente dagli altri. Per cui, sulle prime, se n'era sgomentato, dubitando che la sua costanza fosse caponaggine ; il non curare i giudizi altrui, superbia; il credere d'intenderla meglio di tutti, presunzione. Ma ora che un Giordani gli aveva parlato, non che camminare, si metteva a correre per la via intrapresa. E vedeva che meta sicura n'era la gloria, della quale adesso provava grandissimo, forse smoderato e insolente „ il desiderio (I, 41).
   Si sentiva dire che il tradurre è utilissimo; dunque potea proseguire senz'esitare; molto più che quel Letterato l'assicurava, che le idee, le quali, dopo letto un classico, gli tumultuavano e gli si confondevano nella mente, erano vere bellezze. Onde, rimettendosi in tutto a questo gentile e famoso Mentore, gli avrebbe fatto