- 47 —
dar dallo Stella la sua Cantica, perchè sentenziasse quanto valesse. E compreso di nobile entusiamo, esclamava che sua Patria era l'Italia, per la quale ardeva d'amore, ringraziando il cielo d'averlo fatto italiano.
Il seme avea trovato terreno fertile: ora bisognava solo dargli il tempo necessario per germinare, giacché la metamorfosi di questo giovine patrizio, da bigotto a patriota, da erudito a letterato, non poteva compiersi a vista. La mente è sempre più tardiva del cuore. Questo, quando non è guasto, la precede nel-l'erompere in magnanimi e nobili sentimenti. Quella invece, positiva com'è per natura, si lascia rimorchiare a rilento; e qualche volta, costretta a stritolare gl'idoli suoi, fece emettere più d'un lamento e versare fin anco più d'una lacrima, quando a chi era poco forte non impose un vergognoso ritorno.
Oramai l'antico giovane andava cedendo al nuovo con un processo, che, svoltosi per l'iniziativa della sua mente, seguiva l'impulso ricevuto. Tanto è vero che per la sua conversione letteraria, la lettura degli articoli di lui lo afforzavano (I, 59). Quanto a' consigli letterari, non conveniva in quello di scrivere prima in prosa, poi in verso. Perchè, da quando aveva cominciato a conoscere un poco il bello, quel calore e quel desiderio ardentissimo di tradurre e far suo quello che leggeva, glielo avean dato solo i Poeti; e quella smania violentissima di comporre, non altri che la natura e le passioni, ma in modo forte ed elevato, facendogli quasi ingigantire l'anima in tutte le sue parti. Per esprimere quello che sentiva, ci voleano versi e non prosa (I, 61).
Oh altissima natura di sovrano Poeta! cui nè l'educazione, nè gli studi, nè la scuola, nè la società domestica, nè le circostanze di famiglia, tutte insieme congiurate, potevano in nessuna guisa soffocare 1