— 49 —
promessa di un'altra molto migliore edizione dello stesso componimento greco „.
L'Inno pareva antichissimo, a giudizio suo, ma era anonimo e sembrava il seguito d'un altro, di cui rimanevano solo alcuni frammenti inintelligibili. Il dotto amico avrebbe fra breve pubblicato il testo greco e descritto il Codice. Egli, senza svelarne il nome, annunziava, ch'era Ciambellano di S. M. I. R. A., cavaliere dell'Ordine gerosolimitano, ecc. „
E subito dopo pubblicava tre liriche greche, senza nome d'autore — Odae Adespotae —, che l'amico avea ricavato da' frammenti del Codice. Ne sottoponeva pertanto ai dotti la Traduzione latina col testo greco e con proposta di correzioni.
Volendo però eccettuare dalla canzonatura il Giordani, l'avvertiva: Innamorato della poesia greca, volli fare come Michelangelo, che sotterrò il suo Cupido, e a chi dissotterrato lo credea d'antico, portò il braccio mancante „ (I, 71).
Non ostante i 54 spropositi, coi quali glielo stamparono, vi avea profuso tanta originalità greca, che l'illusione fu completa. A Roma fu un arrabattarsi, da parte di tutti i letterati, per iscoprire l'audace Ciam-berlano. Nientemeno che si credette che il Codice fosse stato sottratto dalla Vaticana, e si voleva fare seriamente punire il rèo, per non averlo prima presentato al Bibliotecario (I, 85).
Giacomo spedi subito l'Errata. Ed ora l'autografo dell'arano a Nettuno trovasi presso la famiglia del Poeta; ed è un piccolo quaderno di 10 fogli, con in fine una polizzina aggiunta per difetto di spazio. Nel titolo è segnato l'anno 1816; e notevoli sono i cambiamenti che l'A. vi fece, quando lo compose.
Fra le vittime della canzonatura, vi era stato anche il Manzi, bibliotecario della Barberina, che la pretendeva
4