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a dotto. Costui, fin dal 1816, avea pubblicato uno studio sui Testi di lingua inediti; e, per essere stato cortesemente rettificato dal Giordani di alcuni granchi presi, se n'era adontato non solo, ma avea trasceso, svillaneggiando lui e il Monti. Giacomo allora non potè rimanersene semplice spettatore ed entrò in lizza, mandando a pubblicare nello Spettatore di Milano (I, 69) alcuni Sonetti in persona di Ser Pecora, beccaio fiorentino, composti fra l'aprile e il maggio. In essi, col nome di Manzo, alluse alla lotta, in cui il Manzi era rimasto schiacciato. Cosi vendicò gli amici a dovere.
5. — Nel tomo 6° e 7° dello Spettatore diede alla luce anche il Discorso sopra Mosco, e la Traduzione degl' Idilli ; e sullo stesso giornale fece seguire il Discorso sulla Batracomiomachia e la Traduzione di questo poema greco.
In appresso venne il Discorso sopra la fama di Orazio presso gli antichi, nel quale ms. leggesi: sopra questo esemplare, da me ricorretto, dovrà farsi la 2a edizione del presente, già pubblicato nello Spettatore, 1817, 2 aprile,,. Ma, per comprendere il valore di queste correzioni, si noti che Egli, già francesizzante, assumeva ora un portamento boccaccesco. Entrava così nella sua seconda fase letteraria, nella quale persistè fino ai primi anni della sua gioventù.
Nell'aprile, il Nostro avea finito e destinato allo Stella la Traduzione della Torta, poemetto d'autore incerto latino. A questa avea fatto tener dietro quella della Titanomachia di Esiodo, nella quale, al dir del Pellegrini, la — giunta vince di gran lunga la derrata —.
Spedì poscia (19 maggio 1817) all'Acerbi il manoscritto delle Iscrizioni Triopee, recate in versi italiani con testo e note (I, 70), perchè vedesse se credeva opportuno darle al pubblico per mezzo della Biblioteca