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Per la storia di un'anima
Biografia di Giacomo Leopardi
Ciro Annovi
S. Lapi Tipografo Editore Città di Castello, 1898, pagine 232

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 51 —
   il palpitare, l'inorridire alla lettura d'un poeta non sia dilettoso? Perchè il diletto nasce appunto dalla meraviglia di vedere così bene imitata la natura, che ei paia vivo e presente quello che è o nulla, o morto, o lontano. Ond'è che il bello, il quale veduto nella natura, vale a dire nella realtà, non ci diletta più che tanto, veduto in poesia o in pittura, vale a dire in ima-gine, ci reca piacere infinito. E cosi il brutto, imitato dall'arte, da questa imitazione piglia facoltà di dilettare____ E già s'intende che sia nel luogo suo, perchè
   se è fuori di luogo, non c'è più da discorrere „ (Lettera n. 27).
   In sostanza, diceva: In arte, il verismo non ha ragione d'essere, se non in quanto venga considerato come mezzo, non mai come scopo. E, come mezzo, anche il brutto, copiato da natura, è cagione di diletto, quindi può formare oggetto d'imitazione. Perocché le tempeste, le morti, e cento e mille calamità, che sono altro, se non cose moleste anzi dolorosissime? E queste con innumerevoli pitture hanno moltiplicato e perpetuato i sommi poeti „ (I, 76).
   Ed era nel vero. Perchè chi rifletta alla Storia dell'arte, vede che l'influenza antica non fu feconda, se non quando un forte concorso di naturalismo veniva a temperarla e a darle vita; e quando uno dei due fattori scompariva, l'altro perdeva ogni efficacia. Il classicismo stesso, per conservare della freschezza, ebbe bisogno di quell'indispensabile correttivo che si chiama realismo; e questo, a sua volta, senza il connubio di quello, perdette sempre ogni ragion d'essere. Quando poi, per aberrazione, si tenne conto del brutto e delle imperfezioni per erigerle a leggi, allora si giunse alla proscrizione dell'arte, non meno che a sbandir la morale, la poesia, così intimamente collegate fra loro.
   Al cuor d'oro del Leopardi la fiamma dell'amicizia