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cui cuore batteva oramai all'unisono col suo (I, 125)! Quali premure entrambi mettevano nel corrispondersi! Se una qualche circostanza interrompeva la loro conversazione epistolare, era un chiedere ansiosamente notizie e un affrettarsi a darne (III, 126). Ma il Giordani tornava a rassicurare il Nostro che in guest'anno l'avrebbe visitato certamente. Non si fosse abbandonato alla melanconia, avesse fatto moto e conservato, per amor del cielo, la salute, chè volea trovarlo prosperoso. . . ,
Par di conoscere nelle loro lettere due innamorati, che s'inseguano nella loro vita, come due farfalle al sole. Che è, domandava il Giordani, quella seconda lettera erudita, che mi accennaste ? „ (III, 128). — E Giacomo : Ma sapete che siete un curiosaccio? Nondimeno .... ve lo dirò: è il Frontone „ (I, 127).
Però strazia l'anima il leggere che s'era rovinato con sette anni di studio matto e disperatissimo, in quel tempo che gli s'andava formando e gli si doveva assodare la complessione. Sì che s'era reso l'aspetto miserabile e dispregevolissima tutta quella gran parte dell'uomo, che è la sola a cui guardino i più; e non solamente i più, ma chicchessia è costretto a desiderare che la virtù non sia senza qualche ornamento esteriore (Lettera 2 marzo 1818).
Avendo il Mai annunciato la scoperta dell' Eusebio, il Nostro, che s'era tutto rallegrato, vedutone il sommario, riconosceva che quella metà dell'opera rivelata esisteva già negli scrittori antichi che avea, come suol dirsi, sulle punta delle dita. Ma il Mai per questi meriti pervenne al Cardinalato, e il Leopardi, con la sua dottrina cento volte superiore, rimase limitatamente agli stipendi di un editore con 10 scudi il mese.
Al Sonzogno, che gli domandava qualche lavoro per la Collana degli storici greci volgarizzati che pubbli-