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Per la storia di un'anima
Biografia di Giacomo Leopardi
Ciro Annovi
S. Lapi Tipografo Editore Città di Castello, 1898, pagine 232

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   quale, fondatore del Rinascimento, si servì del patriottismo per vaghezza di parere, non per vero intendimento di essere.
   Sicuramente non era più il Nostro sotto l'ispirazione, che gli avea dettato l'Orazione agli Italiani del 1815; ma era troppo di recente uscito dallo studio di quel mondo remoto. E la retorica, da lui ammirata, spiegata, di que'tanti scrittori antichi lo accompagnava. Si aggiunga, subito dopo, Orazio e Virgilio, e i classici italiani; e si vedrà che doveva avere un sentimento patriottico falsato. Perchè lo studio del mondo antico e quella specie di filosofica incuria, che ne risulta, contribuiscono, fuor d'ogni dubbio, a snaturare o a ecclissare il patriottismo nell'animo più generoso.
   In queste condizioni d'animo e di coltura, dopo un mese o poco più dalla partenza dell'amico, il 18 ottobre, si trovò ad aver compiute le due canzoni: All'Italia e Sopra il monumento di Dante, e ne spedì il manoscritto al Giordani.
   3. — Ed ecco il giudizio, che su di esse portò il Montefredini. — Questo critico, dopo aver notato la solita personificazione nella donna formosissima, lacera, incatenata, sciolta in lagrime, si sovviene di un paragone: Michelangelo, scosso da sacro entusiasmo artistico, lanciò lo scalpello contro il suo capolavoro, sdegnato che natura gli negasse d'infondergli la parola; ma il Leopardi, impacciato nel convenzionalismo delle forme classiche, si perdette in un mare di retorica, perchè non avea d'amor patrio, quanto aveva il Buonarrotti di culto per l'arte. Se il suo fosse stato entusiasmo liberamente sentito, la risposta sulla fine della vita romana Ei l'avrebbe chiesta alla Storia. La quale ne insegna che vi hanno leggi fatali per la vita de' popoli, come per quella degl' individui. Ciò è bene; perchè se una civiltà durasse eterna, impedirebbe il