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chi ne avrebbe dovuto mandare in dono le copie (I, 151). Il Giordani l'autorizzò a dedicarle pure al Monti, del cui pensiero si rendeva anticipatamente garante: poi gli fornì la nota dei letterati e dei patriotti, cui lo consigliava spedire il libretto (III, 144).
E qui, per provare quanto Monaldo si fosse ingannato nel supporre quali discorsi si fossero fatti a Recanati, basta leggere la lettera che da Piacenza l'amico diresse a Giacomo il 5 gennaio 1819. In essa, per la prima volta, gli progettò per Carlo il grado di uffi-ziale in Piemonte, e per Paolina non so qual matrimonio, cose supposte già dette a voce.
Finalmente, il 18 gennaio 1819, l'Autore, avuta da Roma la prima copia delle sue Canzoni ancora slegata, la spedi al Giordani corretta di proprio pugno, manifestandogli il disinganno avuto nell'essere stato servito cosi male. Ma se a Roma la Censura era stata larga, quella austriaca era più severa e non permise che si spacciasse ne' suoi Stati questo libro. E la ragione del primo e del secondo sequestro era, che, non avendoci capito niente, nel dubbio, la Polizia usava sempre questo sistema; e poi, quel poco che avea frainteso, non potea certo andarle a versi. Pare però, che, dopo uno scrupoloso esame di cinque giorni, venuta a più maturo consiglio, facesse pervenire al destinatario il plico (III, 149).
L'A. faceva le prime spedizioni del suo libretto, che poi legato non eragli parso tanto vergognoso ; quando il Giordani gl'inviò l'indirizzo del Montani, e di molti altri (III, 153, 54), ai quali mandarlo in dono. Il buon successo delle Canzoni pare lo sollevasse in salute. Per cui concepì un nuovo lavoro : Della condizione presente delle Lettere italiane. Lo volea fare per norma sua e degli altri ; ma la mancanza di certi libri e di sufficiente preparazione glielo fecero riman-