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Per la storia di un'anima
Biografia di Giacomo Leopardi
Ciro Annovi
S. Lapi Tipografo Editore Città di Castello, 1898, pagine 232

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   così: Li ho educati io medesimo, e li ho fatti erudire in casa mia quanto meglio ho saputo e potuto. Ho sacrificato per essi tutta la mia gioventù; mi sono fatto il compagno dei loro trastulli, l'emulo dei loro studi, e niente ho lasciato di quanto poteva renderli grati. Rimasi forse troppo contento dei loro progressi, e per alcun tempo lo fui della loro riconoscenza „ (Dalla minuta esistente in famiglia, citata dal Piergili, Doc., LXIV).
   E questo avvenne, perchè la mente di Giacomo,, aperta a tutto ciò che fosse grande, trovossi in contrasto con quella de' suoi, ch'era legata e ristretta ad' un passato sepolto.
   Dispotismo e libertà, schiavitù ed emancipazione, sono termini inconciliabili fra loro. Per vero dire, era naturale che l'amor figliale di Giacomo gareggiasse in fiacchezza coll'amor materno di Adelaide, figura marmorea, l'unica cui non so che alcun documento abbia irradiato di luce simpatica. Ma verso il padre, ch& scendeva per Lui fino all'umile ufficio di copista, poteva e doveva essere meno severo e più giusto.
   Questo padre, temendo pei figli delle Università e-de' Seminari, non volle mai mandarli ad educare in alcun luogo. E con dispiacere sommo vedovagli studi di Giacomo non portarlo verso quella meta, cui egli aspirava (Piergili, Memoria di Paolina in Lettere scrit. ecc., IX). Ma, benché nemico di ogni progresso, e campione ardentissimo del trono e dell'altare, non era poi tanto fanatico, da far tacere la voce della natura. Che anzi il suo cuore veramente paterno verso i figli non si mutava neppure, quando talora essi gli chiudevano il loro (Piergili, Lett. scritt., Dedica, pag. I e III).
   Il conte Monaldo era, come Giacomo, una vittima dell'educazione e degli studi, de' suoi principi o della