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I primi bolognesi che scrissero versi italiani
Memorie storico-letterarie e saggi poetici
Salvatore Muzzi
Tipografia di Giulio Speirani e figli, 1863, pagine 51
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Ei sembra il fango, e 'l Sol gentil valore. Che non dee dar uom fé' Che gentilezza sia fuor di coraggio (1) fn dignità di re,
Se da virtute non ha gentil core; Com'acqua ei porta raggio, E il Ciel ritien la stella e lo splendore.
Splende in la intelligenza dello cielo
Dio creator più che a' nostr'occhi il Sole.
Ella intende '1 fattor suo oltra'l velo,
E il cielo, a lui volendo obbedir, cole
E consegue al primiero
Del giusto Dio beato compimento.
Così dar dovria '1 vero
La bella donna, che negli occhi splende,
Del suo gentil talento
A chi amar da lei non disapprende.
Donna (Dio mi dirà) che presumisti? (Sendo l'anima mia a lui davante): Lo ciel passasti e fino a me venisti, E desti in vano amor me per sembiante. A me convien la laude, E alla reina del reame degno, Per cui cessa ogni fraude. Dir gli potrò: tenea d'angiol sembianza Che fosse del tuo regno: Non mi sia fallo s'io le posi amanza (2).
(O Fuor del cuore, o dell'anima. (2) Amore.
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