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I primi bolognesi che scrissero versi italiani
Memorie storico-letterarie e saggi poetici
Salvatore Muzzi
Tipografia di Giulio Speirani e figli, 1863, pagine 51
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quale, giusta le indagini scrupolose dell'erudito letterato e sagace critico dottor Gaetano Monti, èra il poeta bolognese di cui finora abbiano tenuto discorso. Ei pare che, rimasto vedovo di Gisla ed allogata la figliuola, vestisse l'abito regolare de' Minori, e chiudesse la vita in quel Convento de' Francescani, dove per certo avea riparato il fratel suo Bartolommeo che vi morì in sull'entrare del quartodecimo secolo. E sembra che Guido l'avesse preceduto nel sepolcro, poiché nell'anno 12Ì)9 la madre di lui, dettando un legato a favore dell'Ordine Serafico, si dichiara genitrice del solo frate Bartolommeo e non di Guido, il quale era ito a cantar versi laddove s'innalza al sommo Amore un'armonia sempiterna.
Visse dunqne il Ghisilieri poco più di cinquantanni, lasciando senza dubbio lodatissimi versi, se (per tacere di Dante) quel* l'illustre poeta che fu il Petrarca, l'ebbe in gran pregio, in-siem con Onesto e coli'insigne Guinicelli. Il Gravina, il Redi, il Fontanini e il Crescimbeni si diffusero in larghi encomi del nostro rimatore: e il Corbitielli (come Pier Jacopo Martelli asserisce) attribuì al Guinicelli alcune eleganti rime dell' altro Guido.
Noi però, senza discutere se le rime stampate dal Corbi-nelli fossero piuttosto dell'uno che dell'altro bolognese, daremo qui un sonetto assai raro, che Guido Ghisilieri indirizzava all'esimio verseggiatore Bonaggiunta Urbiciani da Lucca.
Uomo che è saggio, non corre leggiero, Ma guarda e pensa come vuol misura: Poiché ha pensato ritien suo pensiero Insino a tanto che il ver l'assicura. '
Uom non ne deve andar mai troppo altero, Ma dee guardar suo fato e sua natura:
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