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I primi bolognesi che scrissero versi italiani
Memorie storico-letterarie e saggi poetici
Salvatore Muzzi
Tipografia di Giulio Speirani e figli, 1863, pagine 51

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Folle chi crede veder sol lo vero, Se non pensa che altrui vi ponga cura.
   Volan per l'aria augelli in strane guise, Ed hanno lor diversi opera menti, Né tulli d'un volar nč d'un ardire.
   Dio, natura e lo mondo in grado mise, E fe' dispari senni e intendimenti;... Perciō il primo pensier niun deve dire.
   Certamente nč questi versi nč quelli del Guinicelli son tutlo oro, ma sentono perō di tal bonlā' di concetto e di forma, che tuttavia debbono aversi in gran pregio, perchč dimostrano che la nuova favella d'Italia era giā vigorosa in Bologna, mentre in altre plaghe della Penisola o non era ancor nata, o giā-cevasi in culla, o cominciava allora allora a muovere il passo vacillante ed incerto.